Sindacati prove di dialogo con Confindustria. Ma Bombardieri avverte:”Se non partiamo dal rinnovo dei contratti, non possiamo fare passi avanti” e Pirani intervistato ha dichiarato:”Noi vogliamo fare i contratti, non la rivoluzione”.

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Primo incontro ieri tra Confindustria e Sindacati, tema il rinnovo dei contratti di lavoro.

Un incontro interlocutorio, dove però non sono mancate le divisioni, nonostante la chiusura cordiale.

Tre ore di faccia a faccia tra il presidente di Confindustria Bonomi e i Segretari di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Pierpaolo Bombardieri.

Non sarà facile rinnovare i tanti contratti scaduti per oltre 10 milioni di lavoratori privati e 3 milioni di lavoratori pubblici.

Soprattutto dopo lo strappo che Bonomi  ha consumato da luglio, quando ha disconosciuto il contratto dell’industria alimentare, sottoscritto invece da molte organizzazioni di categoria. Troppi – per lui – i 119 euro di aumento salariale previsti nell’accordo sottoscritto e rivendicato da Cgil, Cisl e Uil. E proprio su questo si sono aperte le prime fratture tra la nuova gestione di Bonomi e i Sindacati.

Una frattura che la lettera indirizzata dal capo di Confindustria agli imprenditori a ulteriormente accentuato.

Lettera in cui Bonomi era tornato sui i temi a lui più cari:

“Più aiuto alle imprese, meno agli altri, basta ai sussidi a pioggia” – e sul rinnovo dei contratti aveva scritto – “devono essere rivoluzionari rispetto al vecchio scambio di inizio Novecento tra salari e orari. No agli aumenti in busta paga, niente soldi poichè non c’è l’inflazione, al massimo qualche concessione in termini di welfare aziendale” – e sulla libertà di licenziare – “chiedeva la fine del blocco sui licenziamenti”.

Tutte parole che però cozzano con una realtà che vede le aziende italiane private tra le ultime in Europa per la quota di risorse destinate a ricerca, sviluppo e innovazione.

La “rivoluzione” di cui parla Bonomi alla fine sembra qualcos’altro.

Una forzatura che i sindacati confederali non accettano. Paolo Pirani, segretario generale Uiltec,

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intervistato ieri dalla trasmissione “Ora di Punta” andata in onda su Radio Popolare (clicca per ascoltare il podcast della trasmissione) , ha dichiarato:

“Noi vogliamo fare i contratti, non la rivoluzione. Siamo per mantenere fede agli impegni che abbiamo assunto a suo tempo con il Patto per la fabbrica, che era un modo pratico per rinnovare i contratti. Li abbiamo rinnovati tutti a suo tempo con quel modello, che non è dei primi del ‘900 come dice Bonomi, ma è del 2018, e pensiamo che con quel modello si possano rinnovare i contratti che sono in scadenza. Non capiamo e non condividiamo, invece, queste forzature fuori dal tempo e fuori luogo che ha fatto Bonomi.”

Ieri, però lo stesso Bonomi ha dovuto fare una prima retromarcia. Citando – nel tweet in cui annunciava l’inizio dell’incontro – proprio quel Patto della fabbrica che invece fino a ieri voleva rottamare.

Per ora dunque nessuno scontro. E una richiesta – scontata – comune al governo: detassare gli aumenti contrattuali nazionali.

Richiesta condivisa da tutte le parti sociali e anche da Confindustria perché risparmia qualche euro di tasse. Ma il «sì» scontato del governo non cambia lo scenario sul rinnovo dei contratti: gli aumenti giustamente richiesti dai sindacati sono molto più alti.

E proprio a conferma delle difficoltà anche il commento di Bonomi:

“Un’incontro utile, un primo approccio, un percorso per dare un segnale al paese e alla politica» e chiude ricordando che «abbiamo la necessità di sciogliere alcuni nodi per dare risposte che devono avvenire in un’ottica che tenga conto della trasformazione che sta avvenendo». Tradotto: nel post Covid gli aumenti salariali devono essere più bassi.

Dopo l’incontro Pierpaolo Bombardieri Segretario della Uil  avvisa:

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“Se non partiamo dal rinnovo dei contratti, non possiamo fare passi avanti: è un elemento discriminante”. È netta la posizione del Segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, al tavolo del confronto tra i Sindacati e Confindustria.

“Nessuno disconosce il Patto per la Fabbrica – ha proseguito Bombardieri – che resta un punto di riferimento, ma è bene ricordare che i contratti li sottoscrivono le categorie. Che cosa intendeva il Presidente Bonomi quando ha proposto una rivoluzione nei contratti? La storia insegna che quando la rivoluzione la fanno i potenti, si chiama dittatura. La rivoluzione in questo Paese la si fa ridando potere d’acquisto ai lavoratori e rinnovando i contratti. Se questo non avvenisse, la rivoluzione la faremo andando in tutti i luoghi di lavoro a spiegare quello che succede.

Così come vorremmo parlare di innovazione, ricerca, produttività, ma fino a quando non si sottoscrivono i contratti, è difficile procedere su questi temi. Peraltro, quando facciamo le assemblee nelle fabbriche – ha sottolineato, poi, Bombardieri – sento che i lavoratori parlano della “mia azienda”: le aziende, dunque, non sono dei “padroni” ma dei lavoratori, che per farle vivere ci mettono sudore, sangue e, drammaticamente, a volte, anche la loro stessa vita. Ecco perché i contratti devono essere rinnovati.

C’è una notizia positiva – ha precisato il leader della Uil – la mobilitazione dei lavoratori e la determinazione del Sindacato ha prodotto un primo risultato: il Presidente Bonomi ha dichiarato che si impegnerà per far chiudere il contratto della sanità privata. Resta, però, quello del settore alimentare, firmato solo da alcune Associazioni datoriali, e tutti gli altri scaduti o in scadenza. Speriamo che questi ostacoli vengano superati – ha concluso Bombardieri – per proseguire il complessivo confronto interconfederale e per sottoscrivere tutti i contratti”.

 

 

 

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