Safilo ristruttura: chiude in Friuli e annuncia 700 esuberi

La società degli occhiali protagonista in Borsa, ma lancia un allarme sul 2020 per ricavi e margini. Avviato un tavolo con i sindacati per gestire le uscite: quasi un lavoratore su 4 andrà a casa. Annunciata la chiusura dello stabilimento di Martignacco in Friuli e 400 dipendenti in meno in quello di Longarone

Protagonista assoluta delle ultime sedute di Borsa, tra acquisizioni e rinnovi di licenze, Safilo balza in cima alle cronache anche perché nel nuovo piano industriale quadriennale prevede circa settecento esuberi, in Italia, già dall’anno prossimo. Il gruppo di occhialeria fondato nel 1934 da Guglielmo Tabacchi è controllato dal 2009 dal fondo olandese Hal. Oggi il Cda ha approvato il nuovo piano quinquennale, che fa leva su una profonda trasformazione digitale e su un drammatico ridimensionamento delle attività italiane.

La perdita delle licenze del lusso con Lvmh, si legge in una nota, ha reso “necessario” avviare “un piano di riorganizzazione e ristrutturazione industriale, che risponda prontamente al nuovo scenario produttivo”. Il piano “ha identificato un totale di circa 700 esuberi nel 2020 in Italia” e Safilo “ha aperto un tavolo negoziale” con i sindacati allo scopo di “individuare tutti gli ammortizzatori sociali disponibili per limitare gli impatti sulle persone coinvolte”.

Nel piano industriale sono annunciati in totale 700 esuberi nonché la chiusura totale dello stabilimento di Martignacco (Udine), in cui operano circa 250 addetti. Altri 400 esuberi sono previsti nello stabilimento di Longarone (Belluno) che vedrebbe quasi dimezzato l’attuale organico di 900 addetti; gli ultimi 50 esuberi riguardano la sede di Padova, mentre non sarebbe toccata la sede veneziana di Santa Maria di Sala. In pratica, l’azienda manda a casa quasi un dipendente su 4 sul totale dei 2600 dipendenti.

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