Riforma pensioni, confronto al via: rispunta l’ipotesi stop a Quota 100. Utile un piano previdenza entro l’anno

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Una riforma da definire nel 2020: pensioni.

L’eventuale stop anticipato delle uscite con almeno 62 anni d’età e 38 di contributi sembra insomma destinato a tornare sul tavolo. Anche perché consentirebbe di evitare disavanzi aggiuntivi liberando margini di bilancio per finanziare la nuova flessibilità necessaria per evitare lo “scalone” di inizio 2022, che scandirebbe la chiusura della sperimentazione triennale di Quota 100 e il ritorno ai requisiti della legge Fornero.

Nel primo round di domani con i sindacati il Governo non dovrebbe calare proposte. Il confronto «coinvolgerà più ministeri e ci sarà uno sguardo particolare ai giovani», oltre che alla «flessibilità in uscita»,

Con tutta probabilità saranno definite agenda e tempistica del confronto a sarà dato modo a Cgil, Cisl e Uil di illustrare le loro ricette. Quattro i temi attorno ai quali ruoterà il tavolo: pensione di garanzia per i giovani, previdenza integrativa, rivalutazione delle pensioni e flessibilità in uscita. Su quest’ultimo punto i sindacati hanno già messo a punto una proposta che prevede la possibilità di uscita con 62 anni d’età e 20 di contributi senza penalità e senza calcolo dell’assegno con il “contributivo”. 

Questa opzione non sembra convincere però gli esperti del Mef; in particolare a creare perplessità sono le   uscite flessibili “tarate” sulla gravosità delle singole attività lavorative, che dovranno essere stabilite dalla commissione tecnica prevista dall’ultima manovra insieme a quella sulla separazione della spesa assistenziale da quella previdenziale. C’è però chi ha anche parlato di uscite “libere” vincolate al metodo contributivo sotto una certa soglia d’età da fissare. E in questo caso il Governo pensa che l’asticella possa essere fissata anche a 62 anni e comunque non oltre i 64.

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