Perché l’8 marzo: la storia per meglio capire la festa delle donne. Continua la nostra iniziativa, nel ripercorrere le lotte e le vittorie delle donne. Oggi: 1996: violenza sessuale

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La legge 866 del 1996 stabilisce che la violenza sessuale non è più un delitto contro la morale, ma contro la persona. Una legge di civiltà e dignità che rende giustizia alle donne e afferma il diritto alla sessualità libera e condivisa.

In Italia c’è stata un’evoluzione del concetto di violenza sessuale. Negli anni Ottanta questi reati erano classificati ancora dal codice Rocco del ventennio fascista, che li considerava «delitti contro la moralità pubblica e il buon costume».

Solo nel 1981 venne abrogata la rilevanza penale della causa d’onore e venne abolito il “matrimonio riparatore” che prevedeva la cancellazione del reato di violenza nel caso in cui lo stupratore anche di una minorenne accettasse di sposarla.

Nel 1996, dopo circa vent’anni di iter legislativo, la legge italiana contro la violenza sessuale classificò questo reato come crimine contro la persona, trasferendolo dal Titolo IX (Dei delitti contro la moralità pubblica e il buon costume) del codice penale al Titolo XII (Dei delitti contro la persona).

Nonostante la crescente sensibilità della gravità del fenomeno, nonostante la mobilitazione di associazioni femminili, e, di recente, anche maschili per contrastare ogni forma di violenza di genere,

in Italia è costante una “cultura della violenza” che sopravvive alle diverse (ed evidentemente ancor deboli) azioni di contrasto e continua ad alimentarsi di luoghi comuni.

E allora, che fare?

A un problema complesso si devono dare risposte articolate che affrontino la questione secondo un approccio integrato, capace di mettere in campo strategie e interventi di diversa natura.

Accanto agli interventi normativi, sia di tipo punitivo che preventivo, devono però essere adottati anche maggiori strumenti di intervento sociale, culturale, e formativo.

Iniziative dirette da subito a realizzare in tutte le scuole di ogni ordine e grado progetti per divulgare la cultura di genere, per combattere gli stereotipi, per educare i giovani al concetto di parità e pari opportunità. Non attraverso un isolato incontro o una conferenza, ma all’interno di specifici percorsi formativi destinati a sensibilizzare, sin dalla più tenera età, alla cultura del rispetto reciproco e della valorizzazione delle differenze e al contrasto verso qualsiasi forma di discriminazione.

E’ necessario, poi, poter contare su un ceto politico e amministrativo convinto che l’impegno per prevenire e ridurre il costo umano e sociale della violenza di genere non è una spesa ma è un investimento.

Una frase celebre dice che: “I diritti delle donne sono una responsabilità di tutto il genere umano; lottare contro ogni forma di violenza nei confronti delle donne è un obbligo dell’umanità; il rafforzamento del potere di azione delle donne significa il progresso di tutta l’umanità.” (Kofi Hannam)

 

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