Pensioni: sunto sintetico di Paolo baroncini. Pensione di vecchiaia, quota 100, Ape social…

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La Camera ha approvato in forma definitiva la Manovra fiscale di governo, dopo una maratona notturna in Aula, martedì 24 dicembre all’alba.

Il testo contiene anche alcune disposizioni relative alle pensioni, confermando però in massima parte l’impianto così come stabilito settimane orsono, con riserva che, nel corso del 2020, il Governo possa cercare di rimodulare la nuova riforma pensionistica fissando 3 tipi di flessibilità che dovrebbero diventare strutturali, ma intanto ci sono alcune conferme, proroghe e novità.

Pensione di Vecchiaia

Innanzitutto, contrariamente a quanto si immaginava, per il 2020 e 2021 (nel primo anno usciranno dal mercato del lavoro i nati nel 1953, e nel secondo, i nati nel 1954), come stabilisce un decreto del ministero dell’Economia pubblicato sulla gazzetta Ufficiale, l’età della pensione di vecchiaia resta fissata a 67 anni

(«a decorrere dal 1 gennaio 2021, i requisiti di accesso ai trattamenti pensionistici non sono ulteriormente incrementati»). Questo perché, prendendo atto della nota dell’ISTAT che comunica l’aumento della speranza di vita a 65 anni, «pari a 0,021 decimi di anni», che «trasformato in dodicesimi di anno, equivale a una variazione di 0,025 che, a sua volta arrotondato in mesi, corrisponde a una variazione pari a 0», e «a decorrere dal 1 gennaio 2021, i requisiti di accesso ai trattamenti pensionistici non sono ulteriormente incrementati»; difatti, essendo gli adeguamenti biennali, il livello fissato resterà tale anche per tutto il 2022 però, a quella data,  se necessario potrà scattare un nuovo adeguamento ma con il limite che, in qualsiasi caso, nel 2023 l’età di accesso previdenziale potrà salire al massimo a 67 anni e 3 mesi.

Quota 100

Quota 100 è stata confermata anche per il 2020, ovvero la possibilità di andare in pensione con 62 anni di età e 38 di contributi come requisiti minimi, ovvero la somma tra l’età anagrafica e gli anni di contributi versati, con il meccanismo delle «finestre», però scontando un posticipo di tre o sei mesi (per il settore privato o pubblico) tra la maturazione del requisito e la decorrenza della pensione effettiva.

La novità per questo provvedimento è arrivata il 16 dicembre con il maxiemendamento che prevede 300 milioni di risparmi per il 2020, dovuti alle minori domande pervenute all’Inps nel 2019, che vanno così ad aggiungersi all’1,7 miliardi calcolati dal DEF (Documento di Economia e Finanza); però per il 2021 i risparmi previsti si aggirano attorno ai 900 milioni, mentre scendono a 500 milioni nel 2022, con un risparmio nei 3 anni di 3,8 miliardi.

Terminato il periodo sperimentale nel 2021, questa tipologia di accesso anticipato potrebbe dare luogo al presentarsi di almeno due ipotesi (in modo separato o congiunto):

  • “Quota 41”, che prevede di mandare tutti in pensione anticipata, in alternativa alla pensione di vecchiaia, con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età anagrafica, in pratica escludendo i vincoli di requisito normativo in vigore per la pensione anticipata con 41 anni di contributi ovvero, per esempio, essere lavoratori precoci e appartenere a una categoria svantaggiata come, disoccupati, invalidi al 74%, lavoratori gravosi e altro.
  • “Quota 103”, una pensione anticipata che funziona come “Quota 100” ma che porta il totale a 103 tra contributi e di anzianità.

Ape Sociale Opzione Donna Confermate nel 2020

  • Ape sociale è confermata per il 2020 per i lavoratori con almeno 63 anni di età e 30 di contributi (che diventano 36 se impegnati in attività gravose).
  • La manovra, in attesa di un riordino già annunciato, conferma per altri 12 mesi “Opzione donna”, canale di accesso anticipato alla pensione riservato alle lavoratrici che, entro la fine dell’anno avranno raggiunto i 35 anni di contributi e i 58 di età (59 se lavoratrici autonome).

Attualmente ne hanno beneficiato le donne che al 31 dicembre 2018 avevano almeno 35 anni di contributi e 58 anni di età se lavoratrici dipendenti o 59 se autonome. Con la proroga, maturati i requisiti entro il 31 dicembre di quest’anno, le dipendenti dovranno attendere una «finestra» di 12 mesi per la decorrenza della pensione, le autonome 18 mesi. Chi accede a “opzione donna” va in pensione prima ma riceve un assegno calcolato interamente col contributivo, perdendoci circa il 2530%.

Ape volontaria e aziendale

L’Ape volontaria, introdotta con la Legge di Bilancio 2017 e confermata con quella del 2018, dove la sua fase sperimentale è prevista fino al 31 dicembre 2019 (articolo 1, comma 166 e seguenti, legge di bilancio 2017 e articolo 1, comma 162, legge di bilancio 2018), ovvero l’anticipo finanziario per il pensionamento anticipato con 63 anni di età e almeno 20 di contributi versati, chiude da gennaio sia per la versione singola che aziendale. Si tratta di una forma di anticipo sulle pensioni realizzata attraverso un prestito (erogato sotto forma di rata mensile) da parte di un istituto di credito e restituito dall’assicurato su base ventennale con trattenute operate dall’Inps sulla pensione, dove le rate del prestito consentono di avere un reddito fino a un massimo di 43 mesi prima della pensione, con la possibilità quindi di smettere di lavorare in attesa di ricevere l’assegno previdenziale vero e proprio. I dipendenti del settore privato possono, contestualmente alla adesione all’Ape volontario, sottoscrivere un accordo individuale di Ape aziendale, attraverso cui il datore di lavoro fornisce una dote di contributi che mirano a incrementare la futura pensione (in modo da ridurre l’incidenza della rata di recupero sulla pensione).

Rivalutazione assegni

Tra le novità si trova anche una rivalutazione dell’importo dell’assegno, che prevede l’adeguamento in base all’andamento dell’inflazione che, secondo i dati ISTAT, dovrebbe essere pari a un incremento massimo dello 0,40% in base all’importo. A beneficiarne non sono solo le pensioni dirette, ma anche le sociali, gli assegni e le pensioni d’invalidità e d’inabilità e le pensioni ai superstiti. Va precisato che le pensioni da 3 a 4 volte il trattamento minimo potranno beneficiare del 100% della rivalutazione (finora era il 97%). Per le pensioni più alte, resta confermato il meccanismo di rivalutazione del trattamento, con adeguamento al costo della vita tra il 40 e il 100% dell’inflazione e rimane anche il taglio delle pensioni d’oro (contributo solidarietà fino al 40%).

Pensione di Cittadinanza

Confermata anche la “pensione di cittadinanza”, ovvero la versione del reddito di cittadinanza destinato agli ultra 67 anni. A beneficiarne sono i nuclei familiari composti esclusivamente da uno o più componenti con un’età pari o superiore ai 67 anni dove, chi è più avanti nell’età, e ha un reddito ISEE fino 9360 euro, ha diritto a ricevere un assegno di integrazione che può arrivare fino a un massimo di 780 euro.

La Pensione dei 30enni

Per chi oggi ha 30 anni, l’uscita dal mondo del lavoro potrebbe arrivare oltre cinque anni e mezzo di attività in più rispetto ai requisiti previsti dalla normativa vigente, precisamente 7 mesi dopo il 72° anno di età, dipendentemente dall’evoluzione delle aspettative di vita (se aumenteranno poco, l’attuale trentenne riceverà il primo assegno dell’INPS a 68 anni e 7 mesi, ovvero comunque 19 mesi in più di attività lavorativa rispetto a chi matura i requisiti oggi.

di Paolo Baroncini.

Fonte “corriere.it”

 

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