L’Inail precisa: al lavoratore che ha contratto il Coronavirus va riconosciuto l’infortunio. Oltre 37mila i contagi sul lavoro denunciati all’Inail. Il nostro auspicio e che vengano applicate e rispettate le misure di contrasto all’epidemia nei luoghi di lavoro.

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Quando è scoppiata l’emergenza Coronavirus era stato detto che, per tutelare i lavoratori e il loro diritto alla retribuzione, il contagio doveva essere considerato al pari della malattia. In merito alla questione, però, l’Inail, con la Circolare n. 13/2020, ha voluto rendere note alcune precisazioni, spiegando che, a chi contrae il Coronavirus sul posto di lavoro va riconosciuto l’infortunio.

Va specificato subito che quando l’inail parla di riconoscimento di infortunio per Coronavirus si riferisce ad un tipo di contagio preciso, ovvero quello avvenuto in  occasione di lavoro. Come ha dichiarato Franco Bettoni, presidente dell’Istituto, “le malattie virali come il Covid-19 sono una causa violenta di malattia e pertanto sono riconosciute come infortunio”. Bettoni, inoltre, ha specificato che: “Se una persona ha contratto il virus sul lavoro e poi è deceduta sarà considerata a tutti gli effetti una vittima sul lavoro“. E ai familiari verranno riconosciute tutte le tutele del caso.

Inoltre, si specifica che, per “occasione di lavoro” non deve intendersi “in occasione dello svolgimento dell’attività lavorativa” o “durante l’orario di lavoro”. Ma si deve far riferimento ad un concetto che racchiude tutte le situazioni ricollegabili al lavoro: “Non è sufficiente, quindi, che l’evento avvenga durante il lavoro ma che si verifichi per il lavoro”.

Infatti, il sistema di tutela dell’Inail  si identifica non tanto nella singola e specifica attività lavorativa espletata, quanto nel lavoro in sé, intendendo il lavoro nell’accezione più ampia comprensiva di tutte le attività ad esso accessorie o strumentali. La circolare, pertanto, precisa che, sono anche configurabili come infortunio in itinere, le ipotesi in cui il contagio sia avvenuto nel tragitto casa/lavoro.

Nel caso di infezioni da Coronavirus, l’Inail, sia con la circolare n.13/2020 sia con la nota del 17 marzo 2020[vi], inquadra le affezioni che dovessero colpire il lavoratore come infortunio sul lavoro, sulla scia dell’orientamento giurisprudenziale consolidato in materia di malattie infettive e parassitarie per le quali la causa virulenta è equiparata alla causa violenta e delle disposizioni della Circolare 74/1995 ( v. Linee guida per la trattazione di malattie infettive e parassitarie).[vii]

Oltre 37mila i contagi sul lavoro da Covid-19 denunciati all’Inail con una età media di 47 anni.

Essi sono tra i milioni di lavoratrici e lavoratori che non hanno potuto scegliere di “restare a casa”. Ma che a casa, dalle proprie famiglie, ci tornano a fine turno di lavoro diventando a loro volta vettori di infezione.

Il nostro auspicio, e che vengano applicate e rispettate le misure di contrasto all’epidemia contenute nelle linee guida dei protocolli predisposti negli ambienti di lavoro.

 

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