Le aziende devono migliorare la comunicazione delle sostanze pericolose nei prodotti

In progetto ispettivo a cui hanno partecipato 15 Paesi europei è stato riscontrato che il 12% dei prodotti ispezionati contiene sostanze estremamente preoccupanti candidate all’autorizzazione (SVHC). La maggior parte dei fornitori (88%) di questi prodotti non riesce a comunicare ai propri clienti informazioni sufficienti sulle sostanze SVHC nei prodotti.

I risultati del progetto pilota del Forum di ECHA mostrano che le aziende devono migliorare le proprie conoscenze sui prodotti che forniscono ai propri clienti e comunicare meglio le informazioni in modo che i prodotti contenenti sostanze SVHC possano essere utilizzati in sicurezza.

In questo progetto ispettivo europeo, sono state visitate 405 aziende in 15 Paesi, per un totale di 682 articoli controllati. 84 (12%) dei 682 articoli contenevano sostanze elencate come altamente preoccupanti per la salute dell’uomo o per l’ambiente (sostanze SVHC) in concentrazioni superiori allo 0,1% in peso.

I prodotti controllati dagli ispettori sono stati selezionati in particolare perché erano altamente a rischio di contenere sostanze SVHC. Tali prodotti includevano abbigliamento, calzature e tessuti per la casa; fili, cavi e accessori elettronici; pavimenti in plastica o tessuto; carta da parati; e altri prodotti in plastica e gomma.

“Sebbene quasi il 90% dei prodotti non contenga sostanze SVHC superiori allo 0,1%, il rapporto mostra chiaramente un fallimento della comunicazione nella catena di approvvigionamento. È necessario migliorare se vogliamo far funzionare il Regolamento REACH in tutti i suoi aspetti, contribuire agli obiettivi dell’economia circolare e disporre di una buona base di dati, come richiesto dalla direttiva quadro sui rifiuti”, afferma Erwin Annys, capo dell’unità di supporto e controllo dell’ECHA.

L’obbligo di comunicare le informazioni lungo la catena di approvvigionamento in merito alla presenza di sostanze SVHC negli articoli era applicabile a 45 articoli contenenti tali sostanze. I fornitori non lo hanno fatto per 40 articoli (89%) e 37 aziende su 42 (88%) non sono riuscite a fornire il nome della sostanza SVHC ai destinatari dei loro articoli.

Per le aziende che forniscono articoli direttamente ai soli consumatori, 22 fornitori (51%) su 43 hanno ritenuto di disporre di informazioni insufficienti per adempiere all’obbligo di fornire le informazioni richieste ai consumatori.

I risultati mostrano che, in quasi tutti i casi, nella catena di approvvigionamento è stato comunicato solo il nome della sostanza SVHC e ciò potrebbe non essere sufficiente per consentire una manipolazione sicura.

I risultati del progetto ispettivo mostrano un alto tasso di non conformità per il 12% degli articoli immessi sul mercato dell’UE contenenti sostanze SVHC. Questa situazione ostacola l’uso sicuro delle sostanze SVHC negli articoli prodotti e importati, in particolare in quelli utilizzati dai consumatori.

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