76 anni fa veniva assassinato Bruno Buozzi, protagonista della lotta sindacale e politica, nonché della Resistenza contro il nazifascismo. Per noi della UIL un punto di riferimento.

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“Il suo esempio sia un faro per il sindacato italiano, d’impareggiabile  equilibrio, assassinato con un colpo di rivoltella per uccidere con lui le speranze e l’attesa della classe lavoratrice italiana (…)”

Roma, 4 giugno 1944. Bruno Buozzi cade vittima dei colpi di arma da fuoco delle SS.

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“La notizia dell’assassinio di Bruno Buozzi – scrive l’Avanti del 7 giugno 1944 – si è abbattuta su di noi come una folgore. Nato dal popolo, operaio nei primi anni della giovinezza, si distinse subito per le doti eccezionali di intelligenza, di facilità di assimilazione, di comprensione dei problemi che interessavano specialmente gli operai dell’industria. Era uomo di vasta preparazione economica e sociale conquistata con volontà e per desiderio irrefrenabile di sapere. Abbiamo trepidato per lui, abbiamo sperato sempre; abbiamo tentato ogni strada, studiato ogni mezzo per strapparlo ai suoi aguzzini. Proprio quando la speranza ci sorrideva più viva, i carnefici nella fuga disperata l’hanno portato via, caricato sopra un autocarro con le mani legate dietro la schiena come un delinquente qualsiasi. Poi la vendetta, la brutale barbara vendetta; un colpo di rivoltella per uccidere con lui le speranze e l’attesa della classe lavoratrice italiana (…)”.

Un anno dopo l’assassinio di Buozzi, Giuseppe di Vittorio lo ricorderà così: “Bruno Buozzi è stato uno dei dirigenti sindacali fra i più amati dal proletariato, perché egli fu il tipo più completo dell’organizzatore che abbia prodotto il movimento operaio o italiano. Operaio, egli ha amato gli operai e ne ha servito la causa con passione ardente, temperato da un senso elevato ed impareggiabile di equilibrio”.

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